La sostenibilità economica dello Spazio Gioco è stata oggetto di un’attenta riflessione che è partita dall’analisi delle best practices oggi presenti sul territorio italiano, cercando di pensarle calate nella realtà pavese.
Per questa ragione l’analisi non si è basata solo sui numeri, ma ha toccato anche le varie possibili logiche gestionali, cercando di capire quale possa essere la più idonea tenendo conto di come questa iniziativa si è sviluppata e delle motivazioni da cui è nata.
Lo Spazio Gioco potrebbe essere gestito con differenti logiche di sostenibilità:
1) praticando prezzi di mercato. La sostenibilità economica del progetto risulta potenzialmente raggiungibile autonomamente, ma l’accesso è limitato solo ai bambini le cui famiglie possono permettersi di pagare le tariffe piene.
2) praticando prezzi fortemente scontati rispetto ai prezzi di mercato. La sostenibilità economica del progetto non risulta raggiungibile autonomamente, ma l’accesso è esteso anche ai bambini di famiglie meno abbienti.
3) erogando i servizi gratuitamente. La sostenibilità economica del progetto risulta non raggiungibile autonomamente, ma l’accesso è esteso a tutti i bambini, anche a quelli provenienti da famiglie meno abbienti o in stato di povertà.
Per chiarezza di esposizione, riportiamo qui le macro categorie di entrate che abbiamo ipotizzato per sostenere lo Spazio Gioco:
- pagamento dei servizi da parte degli utenti e dei partner operativi (associazioni, cooperative, professionisti, ecc.),
- contributi pubblici
- contributi da fondazioni erogatrici
- fundraising da privati e aziende.
La prima, ovvero il pagamento dei servizi, è quella che consideriamo per definire la sostenibilità economica autonoma, come normalmente accade nelle attività profit non a vocazione sociale.
Nell’ambito della condivisione tra i genitori che hanno contribuito alla stesura del progetto, l’idea di praticare prezzi fortemente scontati (seconda ipotesi) è quella risultata più affine allo spirito che ci ha animati.
Al tempo stesso questa logica ha evidenziato l’impossibilità nel raggiungimento della sostenibilità economica autonoma, ovvero quella che dipenderebbe esclusivamente dalle entrate derivanti dal pagamento dei servizi da parte degli utenti e dei partner operativi. Sarebbe invece sostenibile grazie all’intervento di terzi quali contributi pubblici e di fondazioni erogatrici e di donazioni da privati e aziende derivanti da un’attività strutturata e continuativa di fundraising, che troverebbe il suo senso nell’inclusività del servizio erogato. Questa logica è quella più diffusa nelle strutture presenti nel territorio italiano che abbiamo preso come esempio.
D’altro canto invece la logica più strettamente legata ai prezzi di mercato (prima ipotesi) è quella più sostenibile ma oggettivamente meno inclusiva. Potrebbe invece diventarlo se venisse abbinata a dei sussidi pubblici specifici e a un’attività strutturata di fundraising allo scopo di garantire l’accesso anche ai bambini delle famiglie meno abbienti e di quelle in stato di povertà. Inoltre risulterebbe la più equa, dato che farebbe pagare ai più abbienti tariffe più consone alle loro possibilità economiche.
Questa logica è stata applicata in vari modelli gestionali a vocazione sociale, come ad esempio il Liceo Paritario Montini di Milano, fondato da Don Carlo Calori, dove le rette previste sono da scuola privata di alto livello, ma ai genitori viene chiesto di contribuire con quello che possono. Questo vuol dire che ai genitori più abbienti viene chiesto di sostenere non solo le rette dei propri figli, ma anche quelle di chi non può permettersele, mentre ai meno abbienti viene garantito l’accesso, parzialmente o totalmente, gratuito. Negli anni questa gestione si è rivelata un successo perché ha educato alla condivisione, all’accoglienza e all’equità intere generazioni di studenti, e non solo sui banchi.
La logica della gratuità del servizio (terza ipotesi) invece è quella che in linea teorica sarebbe la migliore, al fine di garantire la massima inclusività, ma al tempo stesso sarebbe difficile da sostenere in quanto richiederebbe contributi e donazioni ingenti. Inoltre non sarebbe nemmeno la più corretta, in quanto applicherebbe una logica di uguaglianza invece che di equità.
Al momento non ci sentiamo di affermare la bontà di una logica specifica e siamo consapevoli che potranno essere sicuramente elaborate ulteriori ipotesi intermedie tra le stesse 3 sopra citate, ma sicuramente la sostenibilità economica dovrà essere raggiunta mantenendo fermi i principi di inclusività e equità che hanno animato questa iniziativa dal suo nascere.
Costi e ricavi
Sotto il profilo dei numeri invece, in primis sono stati analizzati i costi di startup e gestione che sono esposti secondo i prezzi attuali di mercato. Sono stati valutati prudenzialmente, ovvero considerandoli nella loro interezza, senza inserire possibili scontistiche o donazioni di beni e servizi che potrebbero derivare dall’attività di fundraising e che annullerebbero alcune voci di costo parzialmente o totalmente.
Sul fronte delle entrate si ritiene che si possano raggiungere i numeri necessari alla copertura dei costi solo attraverso l’integrazione delle varie tipologie di entrate sopra esposte. Ovvero, alla luce della natura del progetto a vocazione sociale, non è possibile prevedere sostenibilità attraverso la sola vendita dei servizi, ma serve certamente un contributo da parte del pubblico e del privato affinché il sostentamento economico dello Spazio Gioco derivi da una diversificazione delle entrate. Questa modalità, più complessa e dispendiosa in termini di impegno che comporta la ricerca di ulteriori contributi, è l’unica in grado di garantire la continuità dei servizi nel lungo periodo anche al venir meno di una delle categorie contributive di cui sopra.
Tre scenari: mini, midi, maxi
Per avere un’idea di come potrebbe delinearsi lo spazio gioco, abbiamo creato tre modelli esemplificativi, da considerarsi esempi prima ancora che proposte.